di Vandana Shiva — L’Huffington Post, 22 ottobre 2015
Fonti: http://www.huffingtonpost.it/vandana-shiva/quale-futuro-per-il-cibo-e-lagricoltura_b_8335594.html
http://www.navdanyainternational.it/index.php/news/216-quale-futuro-per-il-cibo-e-l-agricoltura
Durante l’ultimo mezzo secolo, i sistemi agricoli e alimentari si sono persi per strada, nel buio e nella nebbia creati dalle multinazionali che hanno inventato prodotti chimici destinati alle guerre facendoci credere, attraverso i miti e la propaganda finanziata da loro stesse, che veleni e sostanze chimiche di sintesi sono necessari per nutrire il mondo. Così l’industria ha cercato di garantirsi nuove fonti di profitto anche a guerra terminata. Per le persone e per il pianeta i costi sono stati tragicamente alti. Abbiamo perso il 75% della biodiversità, il suolo, l’acqua e la terra sono stati distrutti, il clima destabilizzato, gli agricoltori sradicati, e invece di nutrire il mondo, il sistema alimentare industriale è diventato la principale causa di malattie e di problemi di salute.
A fronte di tutto questo, il sistema alimentare industriale produce solo il 30% del cibo consumato dalla popolazione mondiale. Se continuiamo su questa strada avremo un pianeta devastato e senza il cibo di cui abbiamo bisogno. Non possiamo mangiare la propaganda. Ci nutriamo attraverso il Suolo, beviamo l’acqua, mangiamo la biodiversità. E quando queste risorse vitali saranno distrutte, avremo perso completamente la nostra sicurezza alimentare.
Tuttavia esiste un’altra strada per la sicurezza alimentare. La strada che istituti di ricerca e governi hanno abbandonato, sotto l’influenza della multinazionali. Questa strada è quella dell’agroecologia. È attraverso questa strada che le piccole aziende agricole producono ancora il 70% del cibo, nonostante un secolo di guerra contro di loro. È la strada che rigenera continuamente il Suolo, la biodiversità e l’acqua, che stabilizza il clima, che produce salute e benessere. Ed è la strada principale se consideriamo che i piccoli agricoltori sono la maggior parte della popolazione mondiale e che le piccole aziende producono la maggior parte del cibo che mangiamo rafforzando le economie locali a vantaggio di tutta la comunità invece di sfruttare la natura e le persone per estrarre profitti a vantaggio di pochi.
È la strada meno percorsa solo dal paradigma dominante e dalla fantasia creata dalle multinazionali per vendere i loro veleni e gli OGM brevettati. In realtà la buona agricoltura, che produce il buon cibo, si basa sulla cura del suolo, sull’intensificazione della biodiversità e sui processi ecologici. Un modello industriale di produzione di cibo non è né efficiente né sostenibile. Non è efficiente perché utilizza input energetici, la maggior parte dei quali legati ai combustibili fossili, dieci volte il cibo prodotto. Questo sistema inefficace e inefficiente sta distruggendo gli ecosistemi del pianeta e il lavoro creativo, significativo e dignitoso degli agricoltori. Questo è il motivo per cui non è sostenibile. Consuma le fondamenta ecologiche dell’agricoltura.
Anche di fronte a numerose prove che dimostrano come l’agricoltura ecologica produce più cibo, di qualità migliore, utilizzando meno risorse e che rigenera il suolo, la biodiversità e l’acqua, gli esperti delle multinazionali cercano ancora d’ influenzare il pensiero riguardo al futuro del cibo e dell’agricoltura con nuove definizioni propagandistiche – ” intensificazione sostenibile “,” agricoltura intelligente “,” agricoltura intelligente climatica”.
Non è altro che il tentativo di nascondere i fallimenti della loro tecnologia e mantenere l’agricoltura dipendente dalle loro sostanze chimiche , tossiche e cancerogene. La dipendenza da queste sostanze chimiche e dagli OGM non è sostenibile ecologicamente ed economicamente per la terra e per le persone. Ogni sistema agricolo che distrugga i suoli fertili non è sostenibile perché la fertilità del suolo è alla base dell’agricoltura.
Contrariamente a quanto affermano gli esperti di comunicazione delle multinazionali, le monocolture industriali utilizzano più terra per produrre meno cibo e di cattiva qualità. Le multinazionali producono materie prime vuote dal punto di vista nutrizionale, molte delle quali sono destinate a biocarburanti e alimenti per animali. Solo il 10% del mais e della soia sono utilizzati direttamente per l’alimentazione umana. Questo non è, da qualsiasi punto di vista, un sistema alimentare.
É anche economicamente non sostenibile perché i costi dei fattori di produzione, come i fertilizzanti, i pesticidi, gli erbicidi , gli OGM e i semi non riproducibili, sono dieci volte più alti dei rendimenti che gli agricoltori ottengono da ciò che producono. Si tratta della trappola del debito progettata per le aziende agricole, per toglierle dalla loro terra ed appropriarsi dei loro beni. E non funziona. Un esempio recente è il fallimento del 60% delle coltivazioni di cotone Bt in Punjab che ha portato 15 contadini al suicidio.
I pesticidi e il cotone OGM Bt avrebbero dovuto controllare i parassiti. Invece hanno creato nuove epidemie di parassiti mai viste prima. L’agricoltura biologica è la vera alternativa. Durante il nostro recente Pellegrinaggio del Suolo abbiamo visto campi di desi, cotone biologico indiano, completamente liberi dai parassiti, pieni di vita. Questi esempi e l’esperienza del fallimento del Bt in Punjab dovrebbe aiutare nella transizione verso un’India Biologica nel 2020. E dovrebbe fermare la proposta folle di inserire Bt nelle varietà autoctone, mettendo a rischio la loro resilienza ai parassiti come nel caso della varietà desi dell’India.
Ciò che viene indicato come la cosiddetta “Agricoltura Intelligente” e “Agricoltura Intelligente Climatica” sono in realtà progettate per rendere gli agricoltori e la società stupidi e rinunciare alla loro intelligenza, alle loro conoscenze, alle loro competenze per costringerli a comprare “i dati”, che diventeranno un altro input esterno, portando ad aumentare la dipendenza dalle multinazionali. Le informazioni controllate dai sistemi distanti e centralizzati non sono paragonabili alla profonda conoscenza del suolo, della biodiversità, degli animali da allevamento che ha un contadino ecologico. Dopo aver provocato la diffusione di malattie causate dal cibo, gli attori del sistema alimentare industriale stanno scommettendo sui “Big data” cercando di diffondere un’ “Obesità di Informazioni”, non la conoscenza, non l’intelligenza, che sono entrambi processi partecipativi vitali. L'”Agricoltura Intelligente” è in realtà l'”Agricoltura Stupida”. É il prossimo passo avventato giù, sulla strada che porta alla distruzione garantita della terra e della società.
L'”Agricoltura Intelligente climatica” e le colture geneticamente modificate sono basate su semi piratati ai contadini del terzo mondo. Dopo aver contribuito alla creazione della crisi climatica, le multinazionali stanno tentando di trasformarla in un’opportunità per continuare ad esercitare il loro controllo con semi resistenti ai cambiamenti climatici, rubati ai contadini e nel frattempo cercano di criminalizzare l’agricoltura biologica, resiliente ai cambiamenti climatici. La Monsanto ora possiede la più grande azienda che si occupa di dati climatici e pedologici. Armata con la proprietà dei “Big Data”, la Monsanto intende trarre profitto dalla crisi climatica, che è già costata migliaia di vite. Peggiore sarà la crisi e meglio sarà per la Monsanto.
1500 brevetti su colture resistenti ai cambiamenti climatici sono stato registrati da multinazionali come la Monsanto. Con questi brevetti, che attribuiscono un diritto esclusivo di produrre, distribuire, vendere, le multinazionali come la Monsanto possono impedire l’accesso ai semi resistenti ai cambiamenti climatici all’indomani di disastri naturali. Le caratteristiche di resilienza ai cambiamenti climatici dei semi non sono state create attraverso l’ingegneria genetica, ma piratati dai semi contadini, evoluti nel corso delle generazioni.
Lungo le zone costiere, gli agricoltori hanno selezionato varietà di riso in grado di resistere alle alluvioni e alla salinizzazione come “Bhundi”, “Kalambank”, “Lunabakada”, “Sankarchin”, “Nalidhulia”, “Ravana”, “Seulapuni”, “Dhosarakhuda”. Dopo il Superciclone nell’Orissa, Navdanya ha potuto distribuire agli agricoltori 2 camion di riso resistenti alla salinizzazione perché l’ avevamo conservato come un bene comune nella nostra banca dei semi comunitaria.
In tempi di cambiamento climatico abbiamo bisogno di questo, della capacità di adattamento e di continua evoluzione delle varietà selezionate dagli agricoltori.
La via intelligente e responsabile per il futuro del cibo e dell’agricoltura si basa sulla profonda consapevolezza che la terra, gli agricoltori e tutti gli uomini sono esseri intelligenti. E si coltiva cibo in modo sostenibile attraverso la cura per il suolo e per i semi, non attraverso lo sfruttamento e i profitti privati. Se riusciremo a guardare attraverso la nebbia della propaganda perversa della comunicazione delle multinazionali, potremo trovare la giusta direzione che conduce alla strada che garantirà di ringiovanire il pianeta, di rigenerare i terreni e di assicurare il benessere di tutti.
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