di Dr. Vandana Shiva – L’Huffington Post, 4 maggio 2015
Al suolo urbanizzato entro il 2030 si aggiungerà una città estesa come tutto il Sudafrica. La terra fertile è stata erosa a una velocità tra le 10 e le 40 volte superiore alla sua capacità di rigenerazione. Il 40% delle guerre degli ultimi 60 anni è stato causato da clima, suolo, risorse. La guerra siriana e il terrorismo di Boko Haram sono figli anche dei mutamenti climatici. L’attuale modello agricolo industriale ha fallito. Del tutto compenetrato con il modello economico dominante, fondato sempre sulla sottrazione e mai sul ritorno, su processi economici che distruggono la vita, portano all’estinzione di specie animali e vegetali e conducono al collasso gli ecosistemi. Un modello realizzato per il profitto di pochi, causa di squilibri economici, di pericolosa instabilità, di disperata povertà, di fame e disoccupazione. Per la prima volta nella storia dell’umanità il futuro della specie umana non è più certo: le calamità climatiche, i conflitti e le guerre ci spingono verso il collasso ecologico, economico e sociale.
Oggi siamo arrivati all’ultima chiamata per scegliere un’altra strada. Una strada basata sulla cittadinanza globale e sulla condivisione delle risorse, che punti a un’economia circolare fondata sulla rigenerazione delle risorse stesse. L’agricoltura ha un ruolo determinante in questa nuova visione. La nuova agricoltura restituisce fertilità al terreno attraverso metodi biologici. Assicura prezzi giusti agli agricoltori in modo che possano restare sulle loro terre per continuare a produrre cibo per i cittadini e le comunità. Sostituisce il processo lineare di sfruttamento del suolo e delle risorse con un processo circolare di restituzione che garantisce la resilienza, la sostenibilità, la giustizia e la pace.
Questa nuova agricoltura è parte di un processo che punta a ridefinire il concetto di democrazia e libertà. un’agricoltura che può generare una nuova economia e una nuova democrazia: la democrazia della Terra. È questo il cuore del messaggio contenuto nel manifesto Terra Viva che abbiamo presentato a Cascina Triulza, il padiglione della Società Civile di Expo Milano 2015 da Navdanya International, Banca Etica e fondazione Triulza, insieme a Don Luigi Ciotti, al Ministro Martina, a Ugo Biggeri e Sabina Siniscalchi.
Come abbiamo visto i segnali di allarme si moltiplicano. Ma esiste la possibilità di scegliere un’altra strada: quella basata sulla cittadinanza globale e sulla condivisione delle risorse, abbandonando la logica dello sfruttamento progressivo a favore dello sviluppo circolare fondato sulla rigenerazione delle risorse.
È una svolta necessaria e urgente. Le Nazioni Unite hanno proclamato il 2015 “Anno internazionale dei suoli” per rendere tutti consapevoli del ruolo cruciale che i suoli giocano nella sicurezza alimentare, nella lotta contro il cambiamento climatico, nei servizi ecosistemici essenziali, negli sforzi per ridurre la povertà e incentivare lo sviluppo sostenibile.
La nuova agricoltura, che si sviluppa nel pianeta attorno al ruolo centrale delle donne, dà un contributo essenziale in questa direzione perché rovescia lo schema degli ultimi decenni: invece di essere un assorbitore di energia la produce, invece di contribuire alla crescita dell’effetto serra la frena. L’agricoltura biologica ha la possibilità di catturare ogni anno 2 tonnellate di CO2 per ettaro: è una formidabile arma per centrare l’obiettivo del contenimento della temperatura entro i 2 gradi di aumento. La vita e la sua vitalità, in natura come nella società, è basata su cicli di rinnovamento e rigenerazione reciproca, di rispetto e solidarietà. Il rapporto tra il suolo e la società dovrebbe essere basato sulla reciprocità, sulla legge del ritorno, del dare indietro. Una nuova agricoltura fondata sul rispetto del suolo è la premessa fondamentale per passare dal paradigma dell’economia lineare estrattiva in favore di quella circolare rigenerativa. Da questa nuova agricoltura può generarsi una nuova economia e una nuova democrazia..
Quello che vogliamo evidenziare è che l’economia, che è parte della società, è stata posta al di sopra della società, al di fuori del controllo democratico. Il benessere delle persone e delle comunità è stato sostituito dal benessere delle multinazionali, mentre la produzione reale è stata rimpiazzata dall’astratta moltiplicazione del capitale. Il risultato è la scomparsa della democrazia e l’aumento degli squilibri economici. C’è bisogno di un nuovo patto che riconosca che noi siamo il suolo: veniamo dal suolo, siamo sostenuti dal suolo. Prendersi cura della terra è il lavoro più importante che gli agricoltori possano fare. Il messaggio che lanciamo dall’importante vetrina di Expo è forte e chiaro: la nuova democrazia è la democrazia della Terra.
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