GMWatch, 17 ottobre 2016
La giudice Françoise Tulkens è la presidentessa del Tribunale Internazionale contro Monsanto che si é tenuto a L’Aia questo fine settimana. In un’intervista da parte di Rémi Barroux per Le Monde, la Tulkens spiega il contesto legale del Tribunale e le sue potenziali implicazioni.
La presidentessa del Tribunale contro Monsanto, giudice Françoise Tulkens, che sabato 15 e Domenica 16 Ottobre ha ascoltato I testimoni a L’Aia, spera di contribuire allo sviluppo del diritto internazionale tramite l’inclusione di nuove questioni scottanti, in particolare l’ecocidio.
La Tulkens è stata giudice per quattordici anni alla Corte Europea dei Diritti Umani (ne é addirittura stata Vice Presidente), ed è stata designata al Comitato Consultivo per I Diritti Umani delle Nazioni Unite in Kosovo nel settembre 2012.
Qual’è lo scopo di questo Tribunale Internazionale contro Monsanto che avete accettato di presiedere?
Françoise Tulkens: Ascolteremo testimoni per due giornate, acquisiremo dimestichezza con il vasto materiale contenuto nel file (ricerche scientifiche incluse), e noi cinque giudici ci riuniremo in consiglio per deliberare una “advisory opinion”. Ci sono state poste sei domande riguardo la sfera dei diritti riconosciuti dal diritto internazionale, come ad esempio il diritto all’alimentazione, il diritto ad una salute migliore, ed il diritto alla libertà che è indispensabile alla ricerca scientifica.
Questi diritti sono sanciti in maniera particolare nel Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali, oltre che nella Convenzione sui Diritti del Fanciullo e nella Convenzione Internazionale sull’Eliminazione di ogni forma di Discriminazione contro le Donne. Vi sono anche altri ‘strumenti’ legali internazionali, come I i Principi Guida su Imprese e Diritti Umani delle Nazioni Unite, approvati nel Giugno 2011 tramite una risoluzione dal Consiglio dei Diritti Umani.
Tutto ciò significa che possedete I mezzi legali per condannare Monsanto?
Noi (giudici) non pronunceremo un verdetto. Avanzeremo una “advisory opinion”. Più specificatamente, verificheremo se le attività della Monsanto risultano conformi alle leggi cosi come esse esistono all’interno della gamma di strumenti legali delle Nazioni Unite che ho menzionato prima. Pertanto non costituiamo una corte che può ad esempio condannare un criminale o che ha il potere di giudicare errori all’interno del diritto civile.
In una lettera aperta la Monsanto ha sminuito il Tribunale come una “messinscena” con un “verdetto già prestabilito”. Cosa ne pensate?
Ho letto la lettera in questione, e ciò che essa suggerisce non è corretto. La Monsanto non ‘partirà svantaggiata’, cioè già condannata, in quanto non verrà affatto condannata. Questo non è il luogo designato per questo scopo. Per di più, non vi sarà nemmeno alcun tipo di condanna morale, in quanto una corte non si occupa di moralità. Si tratta di un tribunale pedagogico, che spero andrà a influenzare il diritto internazionale sui diritti umani ed a concedere spazio alle voci delle vittime.
Rimpiango solamente l’assenza (di un qualsiasi rappresentante) della Monsanto, nonostante quest’assenza sia tanto comprensibile quanto prevedibile. Ritengo sia importante sottolineare che è stato proposto a Monsanto svariate volte di partecipare, e che sono state offerte disposizioni specifiche per permettere alla delegazione Monsanto di presentare la propria opinione ed avanzare la propria difesa.
Ma se la Monsanto non è veramente sotto accusa, qual’è lo scopo finale del Tribunale?
Il Tribunale Internazionale contro Monsanto è un mezzo tramite il quale la società civile ha potuto prendere l’iniziativa di dare una voce ai testimoni, di permettere al pubblico mondiale di capire l’impatto delle attività della Monsanto, e di aiutare ad avanzare lo sviluppo del diritto internazionale offrendo nuovi spunti, come ad esempio riguardo la responsabilità delle corporazioni riguardo ai diritti umani, o altre idee ancora. Si tratta di un tipo di educazione difficile, ma essenziale.
Anche il Tribunale Russel [noto anche come Tribunale Internazionale sui Crimini di Guerra], sorto nel 1966 nel contesto della Guerra in Vietnam, era un tribunale d’opinione. Ritengo sia importante fare riferimento a questa storia. La nostra opinione, che cercheremo di elaborare prima del 10 Dicembre (Giornata Internazionale dei Diritti Umani), verrà consegnata sia alla Monsanto che alle Nazioni Unite. A partire da questa nostra opinione legale, altre giurisdizioni potranno essere coinvolte, così come interverranno altri giudici ancora. Per quell che riguarda noi, giudici del Tribunale, abbiamo osservato, ascoltato, preso nota e deliberato. E, senza dubbio, nuove domande come ad esempio quelle riguardanti l’ecocidio potrebbero venire prese in considerazione dal diritto internazionale.
Che cosa si intende con “Ecocidio”?
Il reato di ‘Ecocidio’ ancora non esiste, e, par far sì che questo accada, il concetto deve prima essere meticolosamente definito. Sappiamo che il genocidio rappresenta un crimine contro l’umanità in quanto mirato alla parziale o totale distruzione di un gruppo di persone a causa delle caratteristiche nazionali, etniche o religiose di questi ultimi. L’Ecocidio vuole essere una sorta di “genocidio” commesso contro l’ambiente, un danno ambientale capace di alterare in maniera grave e permanente gli ecosistemi dai quali dipende la Vita umana stessa sulla Terra. La Corte Criminale Internazionale qui a L’Aia ha deciso, proprio il 15 Settembre scorso, di includere nella propria sfera d’investigazione anche problematiche riguardanti l’ambiente; si può quindi dire di poter già vedere un’evoluzione in questo senso.
La questione del diritto all’accesso all’acqua, o del diritto ad una dieta sana, sono problematiche ormai già vecchie. Non sono problemi nuovi creati dall’immaginazione degli attivisti. E tutte queste problematiche, come ad esempio il diritto a vivere in un ambiente salubre, diventeranno con ogni probabilità sempre più importanti, con l’avanzare del cambiamento climatico. E’ nostro dovere disporre i mezzi legali appositamente per poter affrontare queste questioni. Il Tribunale Internazionale contro Monsanto rappresenta sia un significativo passo avanti che un mezzo utile per l’avanzamento di questo processo.
Translation kindly provided by Elisa Mussio
The original French article in Le Monde, “Quel est le contexte juridique du vrai-faux « procès » de Monsanto ?”, by Rémi Barroux, is here:
http://www.lemonde.fr/planete/article/2016/10/16/nous-allons-verifier-si-les-activites-de-monsanto-sont-en-conformite-avec-les-regles-de-droit_5014553_3244.html
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