Di Vandana Shiva – The Asian Age, 6 dicembre 2017 | Source
I semi swadeshi [1] sono stati selezionati per adattarsi alla siccità, alle inondazioni e al sale.
L’india è una terra ricca di biodiversità. I contadini indiani hanno utilizzato, per più di 10000 anni, la loro genialità e conoscenze indigene per addomesticare e far evolvere migliaia di colture, tra cui 200000 varietà di riso, 1500 di grano, 1500 di banana e mango, centinaia di tipi di dals (lenticchie, piselli, fagioli), semi oleosi, diversi tipi di miglio, pseudo cereali, verdure e spezie di ogni tipo.
Questa intelligenza nella coltivazione è stata brutalmente interrotta quando, negli anni ’60, venne imposta la Rivoluzione Verde dall’ industria chimica, che affonda le proprie radici nella guerra [2]. Come accaduto ai tempi della colonizzazione britannica, la nostra intelligenza nella custodia e selezione dei semi venne nuovamente negata. I nostri semi vennero definiti “primitivi” e le pratiche tradizionali andarono progressivamente scomparendo.
Venne imposta l’ “intelligenza meccanica” dei semi industriali, selezionati in base all’uniformità e alla necessità di input esterni. Invece di continuare a evolvere diverse varietà di diverse specie, la nostra agricoltura e la nostra dieta vennero ridotte a riso e grano.
I nostri semi nativi misero in atto una satyagraha, ovvero una lotta non violenta, contro l’introduzione di input chimici intensivi. Le scoperte scientifiche più attuali e avanzate ci stanno insegnando che le piante hanno una loro “intelligenza”. Il termine intelligenza ha radice nella parola latina “inter legere”, che significa scegliere. Infatti, i nostri semi autoctoni dimostrarono presto di non essere adatti agli input tossici della chimica. Perciò, Norman Borlaug, dal laboratorio della Difesa di Dupont, si mise al lavoro per modificare le piante in modo che potessero meglio tollerare le sostanze chimiche. Le varietà di riso e frumento a stelo corto furono così introdotte quali parte integrante della “Rivoluzione Verde”. Il pretesto era che esse producessero di più, ma, come ha dichiarato l’Onu, erano varietà ad alta adattabilità alle tecniche di coltivazione industriale, ma non ad alto rendimento. Come ha ammesso il Dr M.S. Swaminathan, hanno semplicemente cambiato la “partizione” tra paglia e grano.
Più di 50 anni di selezione finalizzata all’uniformità da parte dell’ industria agrochimica, hanno contribuito a quattro emergenze. La prima è stata la crescita del monopolio sui semi; i giganti della chimica Monsanto / Bayer, Syngenta / ChemChina e Dow / Dupont si sono ora costituiti in “Cartello dei Semi”, facendo grandi pressioni presso governi e istituzioni a favore delle tecnologie OGM, nonostante esse abbiano chiaramente fallito.
La seconda emergenza è l’epidemia di suicidi degli agricoltori, dovuta all’indebitamento a cui incorrono a causa dell’acquisto di semi costosi e pesticidi; nessun paese libero e sovrano dovrebbe permettere 300000 casi di suicidi di agricoltori.
La terza è rappresentata dalle crisi della malnutrizione e della fame che scaturiscono dalle monocolture che hanno fatto quasi scomparire i nostri legumi, semi oleosi e miglio. Il riso e il grano prodotti oggigiorno sono “nutrizionalmente vuoti”, perciò si è verificata un’ epidemia di malnutrizione, deficienze nutrizionali e nuove allergie alimentari come l’intolleranza al glutine.
La quarta emergenza è la crisi ecologica: il cambiamento climatico, l’erosione della nostra ricca diversità, la desertificazione dei nostri suoli e la severa crisi idrica. A livello globale, l’agricoltura basata su prodotti chimici ha contribuito al 50 % all’emissioni di gas serra. Anche l’abitudine di bruciare le stoppie rimaste sui campi dopo il raccolto, che causa un grave inquinamento dell’aria a Nuova Deldhi, si può considerare un effetto della Rivoluzione Verde.
Le multinazionali selezionano i semi in modo tale che essi rispondano alle sostanze chimiche. Le sostanze chimiche richiedono monocolture uniformi, ma le monocolture sono vulnerabili ai cambiamenti climatici, a cui l’agricoltura industriale da un contributo significativo.
Il cotone ogm Bt è stato imposto in India sulla base del fatto che esso avrebbe controllato i parassiti e che, di conseguenza, i contadini non avrebbero avuto bisogno di utilizzare pesticidi. Ma abbiamo visto chiaramente come il cotone Bt abbia fallito nel controllo dei parassiti.
Semmai, esso ha scatenato l’epidemia di suicidi tra gli agricoltori a causa dei debiti contratti per poter far fronte all’aumento dei prezzi . Gli agricoltori sono stati forzati a usare sempre più pesticidi e centinaia di loro sono morti avvelenati. Ho visitato gli agricoltori ricoverati presso l’ospedale statale del Yavatmal per avvelenamento da pesticidi. Il presidente della Task Force per le Crisi Agrarie ha definito il cotone Bt una coltura “killer”e ha affermato che anche Monsanto è responsabile del danno.
Il primo ministro del Maharashtra, Devendra Fadnavis, ha accusato come possibile colpevole di omicidio le industrie produttrici di pesticidi, ma questa accusa dovrebbe essere rivolta contro Monsanto, visto che aveva dichiarato che il cotone BT sarebbe stato in grado di controllare i parassiti.
Navdanya ha salvato e distribuito semi biologici di cotone agli agricoltori per dare loro un’alternativa al cotone Bt.
La sovranità degli agricoltori sui semi è al cuore della soluzione dell’epidemia di suicidi. Solo quando essi avranno accesso ai propri semi, potranno essere liberi dai debiti. Inoltre, solo tramite la sovranità dei semi, il reddito degli agricoltori potrà crescere.
Gli agricoltori che coltivano cotone biologico guadagnano di più evitando di dover acquistare semi costosi e sostanze chimiche. Il futuro è nel cotone biologico. I semi swadeshi posso ribaltare il cambiamento climatico, la desertificazione, controllare la crisi idrica e l’erosione della biodiversità.
Ho dato vita a Navdanya 30 anni fa per proteggere i nostri semi nativi, la sovranità dei nostri semi e la sovranità della nostra conoscenza, riconoscendo il lavoro degli agricoltori nella cura dei semi, la loro intelligenza e genialità. Abbiamo dato vita a più di 120 banche dei semi comunitarie per rendere i semi locali accessibili agli agricoltori.
Ho combattuto per difendere l’innovazione collettiva e cumulativa della nostra civiltà dalla biopirateria. Sul nostro “neem” fu posto un brevetto. Abbiamo combattuto il caso per 11 anni e reso pubblico il fatto che la biopirateria era una realtà con cui fare i conti. Sul nostro “basmati” è stato posto un brevetto, da parte della Ricetec in Texas. Abbiamo costretto l’ufficio dei brevetti americano a cancellare questa richiesta.
I semi swadeshi sono stati coltivati per la nutrizione e la salute, per il sapore e la qualità. Sul grano indiano è stato posto un brevetto dalla Monsanto, siccome non provoca allergie. Grazie all’’intervento di Bhartiya Krishak Samaj e la Fondazione di Ricerca per le Scienze Tecnologiche e Ecologiche di navdania è stato posto un freno alla biopirateria del nostro grano. I semi swadeshi sono stati coltivati per la tolleranza alla siccità, alle inondazioni e al sale. Navdanya ha distribuito i semi resistenti ai cambiamenti climatici in aiuto alle vittime dei disastri climatici. Con i cambiamenti climatici, le varietà swadeshi resistenti al clima diventeranno sempre più importanti. Il brevetto di Monsanto sui semi resilienti ai cambiamenti climatici è stato respinto dall’ufficio dei brevetti indiano grazie all’articolo 3j della Legge sui Brevetti che non consente brevetti su semi, piante e animali. Monsanto, in risposta, ha portato il caso in tribunale. Per fermare la biopirateria abbiamo bisogno che i semi resistenti ai cambiamenti climatici restino nelle mani degli agricoltori. La selezione dei semi finalizzata alla diversità, alla nutrizione, alla resistenza ai pesticidi, ai disastri e cambiamenti climatici è la strategia swadeshi che ha prodotto la nostra ricca biodiversità e la nostra ricca eredità alimentare e nutrizionale. Questa è la strategia scientifica che dobbiamo sviluppare come nazione sovrana, non la strategia colonizzatrice del miglioramento genetico finalizzato ad un maggiore utilizzo maggiore di sostanze chimiche, alle monocolture, ad una maggiore vulnerabilità. A Navdanya, stiamo rinnovando la scienza dell’agricoltura degli agricoltori.
Il cibo inizia come seme. La nostra sovranità sui semi (bija swaraj) sta alla base della nostra sovranità alimentare (anna swaraj). I nostri semi rappresentano la nostra sovranità nazionale o il mezzo per una nuova colonizzazione, in tempi in cui leggi e regolamenti sono sempre più a favore dei profitti delle multinazionali.
Se perdiamo i nostri semi, saremo condannati a nutritci di cibo tossico, che condurrà all’incremento delle malattie croniche. Si può essere custodi dei semi anche scegliendo di nutrirsi di cibo biologico coltivato con semi locali. In questo modo si diventa co-produttori, insieme agli agricoltori per continuare a coltivare i semi della diversità, della libertà e della resistenza. Salvare, coltivare e nutrirsi dei semi locali è diventato un imperativo politico, sociale, economico, ecologico, per la salute e per la scienza. in questo modo gli agricoltori possono assicurarsi la sussistenza, mentre I consumatori possono avere una sicurezza nutrizionale, di sapore e qualità.
Bija swaraj (la sovranità sui semi) offre una soluzione al problema dei suicidi tra gli agricoltori, alla malnutrizione e ai cambiamenti climatici. Con i nostri semi locali possiamo dare vita ad una nuova India, libera dai veleni, libera dai suicidi degli agricoltori, libera dalla malnutrizione. Questa è la nuova india che dovremmo collettivamente creare per il 2022.
[1] Swadeshi significa autosufficienza, autonomia economica dei villaggi. In rifermento ai semi, significa semi autoctoni, patrimonio di ogni particolare comunità dell’India e tra i fondamenti dell’autosufficienza e della prosperità delle economie rurali locali.
[2] Nel corso degli ultimi decenni le stesse aziende chimiche che producevano i veleni mortali usati durante le due guerre mondiali, si sono rivolte al mercato dell’agricoltura, nel quale hanno visto un’enorme potenziale per continuare a moltiplicare i propri profitti. [Come i pesticidi stanno avvelenando il mondo e tutti i (falsi) miti che li riguardano, di Ruchi Shroff – Lifegate, 20 ottobre 2017]
Traduzione a cura di Marianna Di Grado, revisione Navdanya International
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