Navdanya International, 9 dicembre 2014

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Fonte: http://www.navdanyainternational.it/index.php/news/192-riordinare-le-idee-sugli-ogm

Il racconto di Michael Specter pubblicato dal New Yorker, sul lavoro che fa Vandana Shiva per proteggere la salute pubblica dagli effetti degli Organismi Geneticamente Modificati (OGM), ha distorto i fatti e non è stato all’altezza degli standard generalmente molto elevati di correttezza di questa rivista. Nell’articolo pubblicato nel numero uscito il 20 agosto (e in un successivo podcast sul sito web del New Yorker), Specter chiarisce che il suo approccio non è da semplice giornalista ma da deciso credente negli OGM. Non nasconde di considerare pregiudizialmente infondata ogni opposizione agli OGM.

Ma Specter espone le sue ragioni ignorando moltissime evidenze che smentiscono decisamente le sue opinioni. Facendo finta che non esistano importanti fatti e argomenti – sia scientifici, che economici e giuridici – permette ai suoi pregiudizi personali di calpestare l’equilibrio giornalistico. Ne deriva una storia che rispecchia i falsi miti immortalati dalla Monsanto nel proprio sito Web e in questo modo rende un vero disservizio ai lettori del New Yorker.

Invece di consentire loro di soppesare entrambi i lati della questione per poi decidere per proprio conto, Specter decide per loro. Cancella una parte del dibattito per far pendere la bilancia a favore degli OGM. I lettori del suo articolo, “I Semi del Dubbio”, possono facilmente concludere con la falsa impressione che il confronto sull’utilità e sicurezza degli OGM sia chiuso. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità.

I pericoli degli OGM sono di grande rilevanza, e il dibattito attorno alla loro sicurezza e validità non è affatto chiuso. Il mancato riconoscimento di tutto ciò da parte di Specter compromette il suo argomento a favore degli OGM e nuoce alla reputazione di alta qualità giornalistica del New Yorker.

Specter fonda la sua critica della Dott.ssa Shiva sui miti facilmente contestabili e comunemente usati dalla Monsanto e dai suoi seguaci. Di seguito metteremo in evidenza i suoi principali errori e omissioni, fornendo tutti i riferimenti per visionare la ricerca a sostegno degli OGM e gli articoli che li confutano. Vorremmo incoraggiare coloro che hanno speso il loro tempo a leggere l’articolo di Specter a dare lo stesso tempo ai fatti e alle voci che lui ha scelto di ignorare completamente.

Errore n.1: La Distorsione del Collegamento tra OGM e Carestia

Specter fonda il suo attacco contro l’impegno della dr. Shiva su un mito industriale frequentemente ripetuto sul rapporto fra gli OGM e la fame. Proprio come la Monsanto ha proclamato una volta che un mondo senza l’insetticida cancerogeno DDT sarebbe stato un mondo sopraffatto dalla morte e dagli insetti, ora l’industria degli OGM proclama che l’opposizione agli OGM può provocare carestie. Ripetendo questa linea di pensiero, Specter cita proprio la Carestia Indiana in Bengala nel 1943.

Ma come sa bene ogni studioso e storico delle carestie, la Carestia del Bengala non è stata prodotta da carenza di alimenti. Come ha chiarito con altri il lavoro del Premio Nobel Amartya Sen, economista di Harvard, la Carestia del Bengala, come tante altre carestie, ha colpito in un momento in cui il paese aveva una produzione alimentare adeguata al suo fabbisogno.

“Le carestie spesso avvengono in momenti di disponibilità di cibo fra moderata e buona, senza riduzioni di scorte pro capite,” scrive il Dott. Sen in Analisi degli Ingredienti delle Carestie: Disponibilità e Diritti.

“La denutrizione, la fame e le carestie sono influenzate dal funzionamento complessivo dell’economia e della società – e non solo dalla produzione di cibo e dalle altre attività agricole,” osserva il Dott. Sen in Le Carestie e Altre Crisi. “Un popolo soffre la fame quando non è in grado di far riconoscere il suo diritto a una quantità adeguata di cibo”.

Nel suo libro La Guerra Segreta di Churchill, Madhusree Mukerjee documenta come il ben noto disprezzo di Winston Churchill verso il popolo Indiano si è manifestato in un’indifferenza insensibile verso la carestia nel Bengala. Mukerjee, ex editore dello Scientific American e vincitore del Guggenheim Fellowship, rincara l’analisi di Sen, argomentando che Churchill permise che questa carestia si verificasse come tassello di una strategia tesa a conservare il controllo sull’India da parte dell’impero Britannico.

Non si può discutere sul fatto che Churchill, che considerava gli Indiani “un popolo di bestie con una religione bestiale” e che considerava il Mahatma Gandhi “un fanatico sovversivo e maligno, ha ripetutamente ignorato chi lo implorava di rimediare alla carestia. Invece, i Britannici esportarono il grano dall’ India mentre milioni di Indiani morivano di fame.

Il comportamento inconcepibile di Churchill è stato condannato da Lord Wavell, Viceré Britannico dell’India, che lo definì “negligente, ostile e sprezzante.” Bisogna notare che la Carestia del Bengala del 1943 non fu la prima carestia a colpire l’India sotto il dominio Britannico. Come documentato da Mike Davis in Olocausti tardo vittoriani: Le Carestie, El Nino e la Nascita del Terzo Mondo, gli Inglesi per molto tempo hanno praticato l’esportazione forzata di prodotti alimentari mentre a milioni gli Indiani morivano di fame. Dice Davis: “Tra 1875 – 1900 – un periodo che comprende le peggiori carestie della storia Indiana – le esportazioni annuali di grano aumentarono da 3 a 10 milioni di tonnellate.”

Specter, cancellando completamente le vere cause della Carestia del Bengala, induce in errore i suoi lettori con questa citazione. In molti casi, compreso quello da lui nominato, la fame si è diffusa nonostante un’abbondante produzione alimentare. Il vero problema stava nel fatto che un potere dominante controllava le forniture di cibo e non agiva al meglio nell’interesse della popolazione.

Come gli Inglesi esportarono il riso imponendo tasse esorbitanti mentre il popolo del Bengala soffriva la fame, così la Monsanto e altre società OGM costringono gli agricoltori poveri a pagare prezzi esorbitanti per i brevetti sui loro semi. In questo modo sono costretti gradualmente alla miseria più estrema e trovano sempre più difficile sfamare le proprie famiglie. Se il vero intento della Monsanto fosse eliminare la fame, non si darebbe così da fare per spingere i contadini ancor più in miseria con un cartello sementiero costoso, monopolistico che perpetua una dipendenza insostenibile.

L’affermazione di Specter appare fondata sul mito, smentito dai risultati, che i semi geneticamente ingegnerizzati aumentano le rese delle colture. Uno studio della Union of Concerned Scientists – che riunisce scienziati molto autorevoli –intitolato Il Fallimento delle Rese- ha provato che queste affermazioni sono, generalmente, sovrastimate. Invece, sempre secondo lo studio, “la maggior parte degli aumenti (dei raccolti) sono dovuti alla selezione genetica tradizionale o al miglioramento di altre tecniche colturali.”

“Anche negli Stati Uniti le colture non-OGM hanno dimostrato maggiori aumenti di produzione delle coltivazioni OGM secondo una ricerca del Ministero dell’Agricoltura degli Stati Uniti e dell’Università del Wisconsin”

Questi studi, con altri lavori, dimostrano che quando dei prodotti geneticamente modificati sono messi accanto ad altri metodi e tecniche agricole risultano dare solo un contributo secondario alla produttività. Altri metodi sono più importanti.

Semmai le produzioni OGM e le monocolture industriali possono in pratica aumentare il rischio di carestie ed ecocidi perché sconvolgono la natura del nostro sistema alimentare in modi del tutto sconosciuti e in violazione del Principio di Precauzione.

Secondo un recente documento pubblicato dalla Facoltà di Ingegneria della New York University:

“Invocare il rischio della fame come alternativa agli OGM è una strategia ingannevole, non dissimile dall’invitare la gente a giocare alla Roulette Russa per uscire dalla povertà. Evocare la fame impedisce una chiara riflessione non solo sugli OGM ma anche sulla fame nel mondo. L’idea che gli OGM contribuiscano a evitare le carestie ignora le prove evidenti che il problema della fame nel mondo è causato da politiche economiche e agricole sbagliate. Coloro che hanno a cuore le forniture di cibo agli affamati dovrebbero ottenere una cura immediata al problema, con la riduzione negli Stati Uniti delle quantità di mais usato per l’ etanolo, che brucia cibo per produrre energia, consumando in questo modo più del 40% della produzione Americana, che potrebbe sfamare 700 milioni di persone.”

Si sa che la Monsanto è uno dei maggiori produttori di mais OGM, studiato per facilitare la conversione in etanolo di un alimento strategico (altro che alleviare la fame nel mondo).

Conclusione:

Il credito dato da Specter alla frottola della carestia, propagata dall’industria degli OGM, ignora la ricerca di un premio Nobel dell’economia, sulle cause della Carestia del Bengala e di altre carestie. Inoltre, l’affermazione che gli OGM aumentano le produzioni (con un conseguente aumento delle scorte alimentari) è esagerata e non cita l’esistenza di metodi più efficaci per aumentare le rese. Come dimostra il documento del NYU, aumentare le monocolture di poche piante che non sono fonti alimentari primarie e non possono dar da mangiare alle popolazioni affamate, ovviamente aumenta, invece di ridurre, l’insicurezza alimentare. Questo argomento ben fondato è volutamente trascurato. Infine, è da notare che il pubblico in Europa ha rifiutato in massa i prodotti OGM costruendo delle società con meno insicurezza alimentare degli Stati Uniti.

“Ci opponiamo con forza all’uso delle immagini di povertà e di fame con riferimento ai nostri paesi, da parte delle gigantesche società multinazionali per promuovere una tecnologia che non è né sicura, né amica dell’ambiente, né benefica per la nostra economia. Riteniamo che questa tecnologia distrugga la biodiversità, le capacità, i saperi locali e le catene dell’agricoltura sostenibile che i nostri agricoltori hanno sviluppato per millenni, e in questo modo mette a repentaglio la nostra capacità di sfamarci da soli.”

Dichiarazione del 1998 sottoscritta dai Rappresentanti presso la FAO di tutti gli stati africani tranne il Sud Africa

Errore n 2: Annebbiare l’Immane Differenza fra gli OGM e la natura

Specter ripete la falsa affermazione che le industrie degli OGM come la Monsanto non fanno alle nostre piante e al nostro cibo nulla di strano né di aberrante. Scrive: “Quasi tutte le piante che coltiviamo – mais, grano, riso, rose, alberi di Natale – sono state geneticamente modificate con la selezione per durare di più, per essere più belle, avere miglior sapore o crescere meglio nei suoli aridi.”

Ma è sostanziale l’enorme differenza tra i metodi di selezione che imitano la natura e quelli usati nei laboratori delle industrie di OGM. Tanto per cominciare i cibi OGM introducono delle proteine che non sono mai esistite prima nei nostri cibi. Tali proteine sono prese da organismi come batteri che non potevano in passato mettere i loro geni nella nostra alimentazione, oggi entrano nei nostri corpi quando mangiamo questi cibi OGM e non siamo in grado di capire pienamente i loro effetti sulla salute umana. Ciò è tanto più vero se si considera che i controlli dell’amministrazione pubblica non controllano seriamente la sicurezza di questo tipo di alimenti. Negli Usa la maggior parte dei controlli è fatta dalle stesse industrie che commerciano questi prodotti.

Gli autori del documento Extreme Risk Initiative della New York University scrivono “Non c’è confronto fra lo sperimentare coi metodi tradizionali di selezione genetica le caratteristiche di organismi che hanno alle spalle lunghe storie di selezione, rispetto all’approccio ingegneristico, progettato in teoria, che prende un gene da un pesce e lo inserisce in un pomodoro, affermare che un simile prodotto è naturale ignora proprio il processo di selezione naturale, attraverso il quale le cose diventano ‘naturali’.”

Il Dr.George Wald, premio Nobel per la Medicina nel 1967, ha lanciato l’allarme su questo argomento, molto prima che se ne occupassero i consumatori:

“La tecnologia del DNA ricombinante [l’ingegneria genetica] mette davanti alla nostra società dei problemi senza precedenti, non solo per la storia della scienza, ma anche per la vita sulla Terra…fino a ora gli organismi viventi si sono evoluti molto lentamente, e le nuove forme di vita hanno avuto molto tempo per adattarsi. Adesso, proteine intere saranno trasferite dalla sera alla mattina in combinazioni completamente nuove, con conseguenze che nessuno può prevedere, sia per l’organismo ospite che per i suoi vicini. E’ tutto su scala troppo grande e sta succedendo troppo presto. E così, questo, che è il problema centrale, viene quasi dimenticato. Probabilmente, abbiamo qui il più immenso problema etico che la scienza abbia mai dovuto affrontare.”

La preoccupazione in merito agli OGM diffusa fra la gente è il risultato di queste domande senza risposta e delle relative questioni etiche. Oltre il 90% degli Americani ritiene che i prodotti OGM dovrebbero essere indicati in etichetta, e se così fossero la maggior parte dice che non li comprerebbe. Di conseguenza la Monsanto e altre società OGM hanno speso milioni di dollari per bloccare ogni proposta di legge per l’etichettatura degli OGM.

Le multinazionali OGM però, non hanno avuto successo nell’Unione Europea, dove le leggi sull’etichettatura, insieme al controllo scientifico e alla diffidenza della popolazione verso i prodotti OGM, ha reso più difficile il loro commercio in Europa.

Il rifiuto dei cittadini Europei di fare da cavie della Monsanto ha ostacolato la compagnia nell’espandersi in quella parte del mondo. Evidentemente non sono stati solo gli attivisti a esprimere legittimi dubbi sugli OGM. Anche i governi e gli scienziati percepiscono chiaramente la differenza fra i prodotti naturali e quelli OGM, e hanno preso provvedimenti per mettersi al riparo da potenziali pericoli.

Tuttavia Specter salta a piè pari questo punto, facendo un confronto molto semplificato, per equiparare gli OGM ai prodotti naturali, e in questo modo, cancella una delle maggiori preoccupazioni degli oppositori degli OGM. Ma secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità: “Gli organismi geneticamente modificati (OGM) si possono definire organismi (e cioè piante, animali o microorganismi) nei quali il materiale genetico (DNA) è stato alterato in un modo che non si verifica in natura nell’accoppiamento e/o la ricombinazione naturale.”

Nel podcast che accompagna l’articolo sul sito Web del New Yorker, Specter si spinge fino a negare che i cibi biologici siano più sani dei cibi OGM, un’affermazione contraddetta da diversi studi neutrali.

Conclusioni:

Il confronto di Specter tra i moderni processi di ingegneria biotecnologica e altri tipi di incroci o ibridazioni, è completamente fuorviante. Molti esperti, compreso un Premio Nobel, hanno spiegato perché gli OGM non esistono in natura e rappresentano un territorio scientificamente ignoto. La semplificazione eccessiva delle diversità fra cibi naturali e OGM produce dei lettori disinformati.

Errore n. 3:

Negare il Dibattito sui rischi per la Salute degli OGM

L’articolo di Specter accetta come un fatto il falso argomento che gli OGM non sono una minaccia per la salute e la sicurezza pubblica. Ignora ricerche credibili e domande serie sui rischi per la salute posti dagli OGM.

Per esempio, nel 2013 un gruppo di quasi 300 scienziati della rete europea degli Scienziati per la Responsabilità Ambientale e Sociale (ENSEER http://www.ensser.org/increasing-public-information/no-scientific-consensus-on-gmo-safety/) hanno firmato una dichiarazione pubblica chiamando in causa Società OGM, commentatori e giornalisti a smettere di ripetere la falsa affermazione che un “consenso scientifico” considera sicuri gli OGM.

Ci sentiamo costretti a pubblicare questa dichiarazione perchè il proclamato consenso sulla sicurezza degli OGM non esiste” scrivevano. “La pretesa che esista è fuorviante e travisa l’attuale evidenza scientifica disponibile nonché la vasta diversità di opinioni fra gli scienziati su questa materia. Inoltre questa pretesa incoraggia un clima di compiacenza che potrebbe portare a una mancanza di rigore scientifico e regolamentare e della necessaria cautela, mettendo potenzialmente in pericolo la salute di umani, animali e dell’ambiente”

Il Center for Food Safety (Centro per la Sicurezza Alimentare) ha fatto un lavoro eccellente mettendo sotto i riflettori i rischi potenziali per la salute umana degli OGM, che comprendono: tossicità, reazioni allergiche, resistenza agli antibiotici, immuno-soppressione, cancro e perdita di assorbimento nutritivo. La Monsanto e i suoi sostenitori tipicamente negano qualsiasi correlazione tra OGM e danni alla salute, affermando che non esistono prove scientifiche in proposito.

Tuttavia, come indica il Center for Food Safety (Centro per la Sicurezza Alimentare), “[l’FDA] non richiede nessuna verifica per la sicurezza dei cibi OGM prima dell’immissione sul mercato. Questa latitanza da parte dell’agenzia FDA ha trasformato in cavie milioni di consumatori, che, senza saperlo, stanno sperimentando la sicurezza di dozzine di prodotti alimentari geneticamente alterati.

Specter ripete la nota affermazione che nessuno ha avuto danni consumando cibi geneticamente ingegnerizzati nonostante i molti anni di largo uso negli USA. Ma come per altri possibili rischi alimentari, i danni di lungo termine alla salute pubblica possono essere definiti solo con seri studi epidemiologici, come è stato fatto per altri numerosi possibili rischi sanitari. Eppure questi studi non sono mai stati fatti per i cibi geneticamente ingegnerizzati.

Il rapporto sugli OGM pubblicato dalla Extreme Risk Initiative della Facoltà di Ingegneria della NYU (New York University) apre altre falle nella tesi che solo perché non si comprendono perfettamente i rischi degli OGM, non devono esistere: “La mancata osservazione di danni espliciti non dimostra un’ assenza di rischi nascosti… Non è giustificabile esporre un intero sistema a qualcosa il cui danno potenziale non è conosciuto, solo perchè i modelli attuali non predicono esito negativo; le variabili rilevanti potrebbero non essere state ancora adeguatamente identificate.”

In aggiunta ai possibili pericoli degli OGM dovuti alla corruzione della genetica naturale, c’è anche il rischio derivante dall’aumento del consumo di pesticidi. Come hanno confermato il New York Times, la Reuters, Forbes e molti altri, le colture OGM hanno fatto aumentare il consumo di pesticidi e diserbanti.

Da Reuters: “Le colture OGM hanno provocato un aumento del consumo totale di pesticidi, di unmilioneottocentotrentamila quintali, da quando sono stati introdotti nel 1996 fino al 2011, secondo uno studio di Charles Benbrook, professore e ricercatore al Center for Sustaining Agriculture and Natural Ressources della Washington State University.”

Questo aumento di tossine pericolose sulle colture comporta dei rischi ben noti per la salute. Studi altamente credibili hanno correlato l’esposizione ai pesticidi a una pletora di importanti malattie umane, che comprendono molti cancri, l’alterazione del sistema endocrino, disfunzioni riproduttive e l’ autismo.

Recenti ricerche sperimentali fatte dalla University of California a Davis hanno scoperto che “nelle madri che abitano in un raggio di un chilometro e mezzo circa dai campi irrorati di pesticidi, si riscontra un rischio del 60% più alto di avere figli con disordini dello spettro dell’autismo, come la Sindrome di Asperger,” come riferisce il giornale The Sacramento Bee.

Il peso dell’evidenza comincia a suggerirci che l’esposizione delle madri durante la gravidanza possa avere un ruolo nello sviluppo dei disordini nello spettro dell’autismo,” ha affermato Kim Harley, Direttore Associato del Berkeley Center for Environmental Research and Children’s Health dell’ Università della California.

Lo studio UC di Davis è il più recente a stabilire una possibile correlazione tra l’esposizione ai pesticidi e l’autismo. Chiaramente, sono state sollevate delle questioni molto serie e si devono fare ulteriori studi. Ma Specter non menziona nulla di tutto questo.

Conclusione:

Ancora una volta Specter omette o ignora importanti ricerche che sollevano interrogativi sulla salute e la sicurezza degli OGM. In questo modo oscura il fatto che le preoccupazioni che la Dott.ssa Shiva e altri esprimono sui pericoli degli OGM si basano su ricerche affidabili e legittime indagini scientifiche. Che Specter si lasci cullare dalla classica inaffidabilità dell’uomo di paglia ce lo aspetteremmo da polemisti di Fox News o di Breitbart, ma quando succede con un giornalista di una rivista di qualità, lascia turbati.

Errore n. 4:

Cancellare il Nesso tra i Semi della Monsanto e i Suicidi dei Coltivatori di Cotone in India

Specter rifiuta qualsiasi collegamento tra la Monsanto e l’epidemia di suicidi di contadini in India, attribuendo le loro morti principalmente agli stress finanziari dell’agricoltura. La sua spiegazione ripete letteralmente la spiegazione postata dalla Monsanto sulla propria pagina web, dedicata alla negazione di qualsiasi collegamento coi suicidi dei contadini. E, come la Monsanto, Specter ignora un fatto essenziale: il ruolo della Monsanto nella formazione del debito e degli stress finanziari che portano tanti contadini al suicidio.

“Da quando i coltivatori di cotone sono passati ai semi Bt (OGM) si trovano in una profonda crisi. L’epidemia di suicidi di contadini negli anni 2011-2012 è stata particolarmente grave tra i coltivatori del Cotone Bt.” – Memo dal Ministero Indiano, citato nel Hindustan Times

La commercializzazione dei semi OGM in India ha provocato una vasta diffusione fra i contadini senza un’adeguata informazione sul loro uso e valore. Specter esagera moltissimo gli effetti dei semi OGM sui rendimenti, mentre le autorità locali hanno attribuito gran parte degli aumenti di produzione ad altre tecniche come l’aumento delle colture irrigue.

I semi OGM sono estremamente costosi rispetto ai semi normali, ma arrivano promettendo risultati non realistici. Quando queste promesse si rivelano false, un numero allarmante di questi contadini – che affogano nei debiti peggiorati significativamente dalla politica dei prezzi della Monsanto – pongono fine alla propria vita bevendo pesticidi.

Il fratello di una delle vittime suicide nel Maharashtra, il cuore dell’area Indiana del cotone, ha raccontato al pluripremiato giornalista Andrew Malone nel 2008:

“E’ stato strangolato da questi semi magici. Ci vendono i semi, dicendo che non hanno bisogno di costosi pesticidi, ma non è vero. Dobbiamo comperare gli stessi semi dalla stessa compagnia ogni anno. Questa cosa ci sta uccidendo. La prego di raccontare al mondo quello che succede qui.”

La Monsanto intrappola i contadini Indiani in un costoso regime di monopolio dei semi, aumentando il loro livello di indebitamento. Specter e altri hanno cercato di trasferire la colpa di questi suicidi sull’ “indebitamento”, ma, dato il contributo della Monsanto nella formazione di questo indebitamento, non assolve la compagnia dalla responsabilità.

Per contestare la difesa di questi contadini da parte della Dott.ssa Shiva, Specter si sceglie i dati apposta per poter negare completamente l’epidemia di suicidi. Il fatto più flagrante, usa la media nazionale in India di suicidi fra i contadini per contraddire il dato che il numero di suicidi è aumentato. Tuttavia, come nota la Dott.ssa Shiva nella sua risposta a Specter, l’epidemia dei suicidi è concentrata nelle regioni del cotone – il Maharashtra e il Vidarbha – dove ha preso piede il costoso Cotone Bt (OGM) della Monsanto.

Da un articolo pubblicato nel giornale The Hindu nel luglio 2014:

“Con il più alto numero di suicidi fra i contadini raggiunto nel 2013 il Maharashtra continua a offrire un quadro fosco sul fronte agricolo, con più di 3000 contadini suicidi nell’anno. Secondo un recente rapporto del National Crime Records Bureau (NCRB) (l’Ufficio Nazionale di Statistica sui Crimini), in totale 3,146 contadini si sono tolti la vita nel 2013. Nello stato del Maharastra è continuato l’aumento dei suicidi anche se in tutta l’India si sono avuti 640 suicidi in meno nel 2013 rispetto al 2012.”

Da una relazione uscita sulla Rivista Indiana di Psichiatria nel 2008:

“La maggior parte dei casi di suicidio si verificano nelle aree del cotone, perché per i coltivatori del cotone in India sono aumentati i costi dei fattori produttivi come i semi, i pesticidi, i fertilizzanti, l’elettricità, l’acqua e la manodopera, mentre sono calati sia il prezzo del cotone che la produttività.”

Il fatto che Specter non riesca ad ammettere che l’epidemia di suicidi contadini è concentrata proprio nelle regioni del cotone, dove ora dominano i semi molto più cari del Cotone Bt della Monsanto, è un’omissione significativa. Dall’introduzione dei semi di Cotone Bt della Monsanto, il prezzo dei semi è cresciuto in modo esponenziale.

Secondo il Ministero Indiano dell’Agricoltura: “I contadini del cotone sono in profonda crisi da quando sono passati ai semi Bt (OGM). L’epidemia di suicidi di agricoltori nel 2011-2012 è stata particolarmente grave tra i contadini del cotone Bt.”

Specter riconosce che il prezzo dei semi della Monsanto è più alto, ma accetta l’affermazione falsa che l’ingegneria genetica aumenti la resa del raccolto, un’affermazione che è stata sfatata dall’Unione di Scienziati Preoccupati nel 2009, in un rapporto intolato ” Il Fallimento della Resa”

Oltre a aumentare il debito degli agricoltori aumentando i prezzi dei semi, il cotone OGM della Monsanto aumenta la pressione sui coltivatori perché le colture OGM esigono più irrigazione per crescere. Nelle regioni asciutte dove l’acqua scarseggia, l’aumento dei prezzi dei semi aggiunto alla necessità dell’irrigazione può diventare devastante per i contadini.

Come ha riferito il Times of India a settembre, gli agronomi Indiani stanno spingendo gli agricoltori a abbandonare i semi OGM e tornare al cotone naturale, meno caro e meno dipendente dall’irrigazione.

Diversamente da Specter, il governo Indiano e altre stimate organizzazioni giornalistiche hanno preso molto sul serio il rapporto tra l’epidemia di suicidi contadini e la Monsanto. Spostare la colpa sull’ “indebitamento” dei contadini non assolve minimamente la Monsanto. Invece, ripete l’uso che Specter fa di una tattica precisa – l’ipersemplificazione – per liquidare le preoccupazioni che contraddicono la sua opinione.

Il pluripremiato documentario di Micha Peled su questa materia, Semi Amari, viene ricordato frettolosamente da Specter. Noi incoraggiamo la gente a vedere il film, per sentire dalle parole dei contadini Indiani e capire il loro punto di vista sull’epidemia di suicidi e le sue vere cause.

Conclusione:

Ancora una volta Specter ignora fatti e evidenze che contraddicono la sua opinione, per poter banalizzare e giocare sulle serie preoccupazioni espresse da osservatori credibili, tra i quali il governo Indiano. A questo punto la sua mancanza di obbiettività ed equilibrio giornalistico sono diventate dolorosamente evidenti. Quando si scontra con fatti e testimonianze che provano verità che non desidera riconoscere, li scarta.

Osservazioni conclusive: Monsanto contro Vandana Shiva

L’articolo di Michael Specter sul New Yorker sembra scritto con l’intenzione di mettere in dubbio i motivi ispiratori e il carattere della persona della Dott.ssa Shiva. Come abbiamo dimostrato nelle pagine precedenti, egli taglia via sistematicamente fatti, studi e reportage giornalistici per dare la falsa impressione che siano infondate le preoccupazioni in merito ai prodotti OGM e alle pratiche monopolistiche della Monsanto. E’ vero il contrario.

Specter arriva al punto da esprimere simpatia per la Monsanto, scrivendo che “la voragine tra la verità sugli OGM e quello che la gente ne dice, continua ad allargarsi” e che la Monsanto “semplicemente non è così potente.” Non riesce a ricordare che la Monsanto ha speso decine di milioni di dollari per affossare le leggi che vorrebbero imporre per gli OGM la citazione sulle etichette nei negozi alimentari Americani. Il potere che ha questa società, di affossare leggi di buon senso, condivise in linea di principio dalla maggioranza degli Americani – tenendoli all’oscuro se stanno ingerendo OGM – mina alla base il ritratto disegnato da Specter di una Monsanto incompresa e impotente.

Oltre a minimizzare fatti poco digeribili della Monsanto e degli OGM, Specter ha anche fatto del suo meglio per mettere in dubbio le credenziali accademiche della Dott.ssa Shiva. Infatti, il direttore del New Yorker, David Remnick, ha chiesto scusa alla Dott.ssa Shiva dopo che Specter ha scritto erroneamente che aveva solamente una laurea di primo livello in Fisica. In realtà lei ha un Master in Fisica e un PhD in Filosofia della Scienza. Come tale, prende in considerazione i fatti scientifici che pesano contro gli OGM, e – diversamente dalla Monsanto – soppesa anche le questioni morali.

Pubblicare storie maligne su persone che l’industria degli OGM considera una minaccia non è nulla di nuovo o inaspettato. La Monsanto ha una lunga storia di attacchi contro chi la critica. Nel 1962, quando Rachel Carson pubblicò Primavera Silenziosa – un libro-pilastro sugli effetti devastanti dei pesticidi, spesso riconosciuto come l’inizio del movimento ambientalista – la Monsanto partì all’attacco. La multinazionale pubblicò una parodia del libro della Carson, intitolato “L’anno Desolato“, col quale si metteva in ridicolo la Carson, dipingendo la Terra senza DDT come “un mondo affamato impestato di insetti nocivi” (uno scenario che non si è avverato dopo che il governo ha vietato il DDT nel 1972). Eppure, ancora oggi, decenni dopo la sua morte, i difensori della Monsanto come Rush Limbaugh continuano ad attaccare la Carson per aver diffuso la consapevolezza dei pericoli del DDT.

Specter non è il primo giornalista a combattere la Dott.ssa Shiva, e non sarà l’ultimo. Il nostro scopo con questa risposta, è mettere in luce il metodo normale col quale le industrie OGM e i loro apologeti demonizzano chi li critica, ignorando fatti, fabbricando argomenti da “uomo di paglia” e spesso abbassandosi in attacchi alle persone. Pretendono di avere dalla loro parte la scienza e il peso della verità ma, come abbiamo mostrato, ignorano molti fatti e argomenti importanti.

Come Specter stesso riconosce, la Dott.ssa Shiva dà voce a preoccupazioni serie condivise da molta gente in tutto il mondo. Proprio per questo motivo gli attacchi contro di lei non avranno successo. Alla fine, la voce di Vandana Shiva è solo una tra decine di milioni di altre voci che parlano in difesa della natura, della salute e della giustizia.

“Molto di quanto lei dice è l’eco delle tante persone secondo cui le corporazioni che hanno come scopo il profitto esercitano troppo potere sul cibo. Il loro è un argomento che vale la pena di avanzare” ha scritto Specter.

State pur certi che il lavoro della Dott.ssa Shiva continuerà. I tentativi di ridicolizzarla o ridurla al silenzio non avranno l’effetto che intendevano ottenere. Serviranno solo a aumentare la sua visibilità e quindi la sua possibilità di parlare con forza a nome di tutti quelli che si battano per sopravvivere al monopolio della Monsanto.

Navdanya International

Firma il sostegno alla replica

Con il sostegno di :

Terje Traavik, GenØk-Centre for Biosafety, Norway, Professor Emeritus of Gene Ecology and of Virology, Faculty of Health Sciences, UiT – the Arctic University of Norway;

Pushpa Mittra Bhargava, architect of molecular biology and biotechnology in India. Founder of the Centre of Cellular and Molecular Biology, Hyderabad India. Supreme Court appointee on the Genetic Engineering approval committee and recipient of Padma Bhushan, the highest honour given by the President of India;

Hans Herren, President of the Millenium Institute. Co-Chair of report International Assessment of Agricultural Knowledge, Science and Technology (IAASTD);

T.V. Jagadisan,  scientist and former managing director of Monsanto India;

Irina Ermakova, Institute of Ecology and Evolution,Academy of Sciences;

Miguel A. Altieri, Department of Environmental Science, Policy and Management, UC Berkeley, President of the Latin American Scientific Society of Agroecology (SOCLA);

Alexander Baranoff, N.K. Koltzov’s Institute of Developmental Biology Russian Academy of Sciences; former President of the National Association of Genetic Safety;

Marcello Buiatti, genetics chair at U of Florence. Board member of ENSEER, European Network of Scientists for Social and Environmental Responsibility;

Piero Bevilacqua, leading historian in agriculture, Sapienza University of Rome;

Stephanie Seneff , Senior Research Scientist, MIT Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory;

Dr. Michael Antoniou, Head of Gene Expression and Therapy Group, King’s College, London;

Philip L. Bereano, Professor Emeritus, Technology and Public Policy, University of Washington Seattle;

Carlo Leifert, Professor for Ecological Agriculture School of Agriculture, Newcastle University;

Dr Mae-Wan Ho, Institute of Science in Society, UK;

Wolfgang Sachs, Wuppertal Institute, Germany;

Anuradha Mittal, Oakland Institute,

Jerry Mander, International Forum on Globalisation ;

Dave Murphy, Food Democracy Now!;

Dr. Medardo Avila Vazquez, Pediatrician and Neonatologist,; Universitaria de Ambiente y Salud Médicos de Pueblos Fumigados, Argentina;

Nnimmo Bassey, Health of Mother Earth Foundation, Nigeria;

Ana Broccoli, Agroecologist, Argentina;

Dr Brian John, GM-Free Cymru (Wales);

Nadya Novoselova, National Association for genetic safety, Russia;

Devon G. Peña, The Acequia Institute;

Michael O’Callaghan, Global Vision Foundation, Switzerland;

Alena Sharoykina, National Association for genetic safety, Russia;

Anthony Samsel, Research Scientist, Deerfield, NH;

Henry Rowlands Sustainable Pulse, Global GMO Free Coalition.

Dr. M. Jahi Chappell : Director of Agroecology and Agriculture Policy, Institute for Agriculture and Trade Policy (IATP), USA

Professor Clare Kremen : Faculty Co-Director and  Professor in the Department of Environmental Science, Policy and Management at University of California, Berkeley, USA

Carla Sarrouy: Senior Research Technician, Warwick Crop Centre, School of Life Sciences, University of Warwick, UK

Dr Brian John, GM-Free Cymru (Wales);

Michael O’Callaghan, Global Vision Foundation, Switzerland;

Claire Bleakley, GE Free NZ in Food and Environment, NZ;

Howard Vlieger, Iowa, USA;

Tony Del Plato, GEAN

Ken Roseboro, The Organic & Non-GMO Report

Pamm Larry, LabelGMOs, USA;

Diana Reeves, GMOFree USA;

Frances Murrell, MADGE Australia;

Zen Honeycutt, MOMS Across America, USA;

Organic Systems, New Zealand;

Earth Open Source, UK;

Safe Alternatives for our Forest Environment (SAFE);

Washington Biotechnology Action Council;

Robert Adjutant, USA;

Simon Dunn, USA;

Jeannie Edwards, USA;

Jared Maines, USA;

Deborah Ludwig, USA;

Lorenzo Anzalone, USA;

Acasia Bobd, USA;

Stephanie  Florentino, USA;

Kornelija Janaviciute, UK;

Courtney Bergman, USA;

Morina Kim, USA;

Allen Goddard, South Africa;

Richard Derwitsch, USA;

Deana Jewett, USA;

Salman Khan, Germany;

Peter Waligora, USA;

Tajkia Zaman, USA;

Tammy  Morgan, USA;

Albert Ward, USA;

James Dailey, J Dailey Inc., USA;

Manuel Fraire, USA;

Margit Mueller-Merkey, USA;

Elaine Wilson, USA;

Tanjs Olsen, Transition Denmark, Member of Board, Denmark;

Joe Calabria, USA;

Tracy Mani, USA;

Teresa Lynne, Canada;

Warren Peters, USA;

Jodie Bruning, RITE for Safer Pesticides Evaluations, New Zealand;

Janet McNall, USA;

Suzanne Case, Administrator, GMO Free Illinois on Facebook, USA;

Lucio Meleleo, Salento Bike, Italy;

Susan Brown, USA;

Avery Manion, USA;

Edward Hove, USA.

Helen Anderson, Australia;

Deborah Ludwig, West Virginia USA;

Tim Ramsay, UK;

Kelli Ormsby, O Daisy Acres, Pennsylvania USA;

MicheL Logé, France;

Delwyn Pillay, Environmental Management & Projects Coordinator, Citi-Zen Gardens, South Africa;

Daniela Balsamo, Italy;

Gwen Oslund, Canada;

Astrid Watanabe,Hawaii, USA;

Gabriel Porras, Costa Rica;

Edwin Baffour, Ghana;

Tom Sparrow, Organic Wellness advocate, Health Innovations, Michigan,USA;

John Thackara, Founder, Doors of Perception, France;

Rudra Prayag, India;

Michelle Denise, Foodwatch member, Foodwatch WA, Australia;

Adam Wall,Georgia, USA;

Jerry Porter, Illinois, USA;

Liz Sigel, Maglife, California, USA;

Debbie Jao, Philippines;

Nikki Norberg, Washington, USA;

Loran Conley, USA;

Jayne Erickson, Utah, USA;

Siobhan Justin, Ohio, USA;

Helen Pieper, UK;

Jerry Fink, Project 1417, California, USA;

Jacqueline Goffart, Belgium;

Petit Elsa, Graines de Troc, France;

Mustafa Ozdemir, Teaching staff in Chemistry, retired Professor, Turkey;

Courtney Pinette, United States;

Amber Hogan, California, United States;

Kerry Nordick, Chef, Colorado, United States;

Cherri Hardy, California, United States;

Teresa Arrowood, United States;

June Ramsay, Founder/Executive Director, SPIKE-The Animals Champion, Non Profit 501 Inter’l, California, United States;

Maria Vaz, Virginia, United States;

Rita Estes, Florida, United States;

Wale Vas, United States;

Carolyn Dickerson, Freelance Nutritionist, United States;

Gary Grebeldinger, Farmer, Montana, United States;

Sedykl    Vincent, France;

Christian Coulmain, France;

Herblin Charlie, France;

Adeline Deplanque, France;

Elizabeth Chene, Belgium;

Marie-Pascale Branteghem, Belgium;

Gallé-Tessonneau Franvis, France;

Georgann Cunney, United States;

Barbara Walker, California, United States;

Mariana Collin, France.

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